113ª Conferenza internazionale del lavoro
Intervento di Alessandra Tolentino, Delegata sindacati CGIL, CISL e UIL (Italia), Sessione plenaria della Conferenza internazionale del lavoro
11 giugno 2025

Signor Direttore generale,
Delegate e delegati dei lavoratori, dei datori di lavoro, e dei governi,
è un grande onore intervenire in rappresentanza delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, portandovi la voce delle lavoratrici e dei lavoratori italiani. Una voce che affonda le sue radici nella dignità del lavoro, nella giustizia sociale, nell’impegno quotidiano per una società più equa e sostenibile.
Viviamo tempi complessi. Le trasformazioni economiche, tecnologiche e ambientali mettono alla prova la tenuta dei nostri modelli produttivi, delle nostre comunità, delle nostre conquiste sui diritti e sul progresso nel lavoro.
Non possiamo parlare di diritti e di progresso, tuttavia, senza parlare di pace. La guerra, in qualsiasi parte del mondo, è sempre una sconfitta per l’umanità. Colpisce i più deboli, devasta territori, distrugge economie e genera sfruttamento. E i lavoratori pagano sempre il prezzo più alto.
La storia del movimento sindacale è profondamente legata alla promozione della pace, ma tutto il mondo del lavoro deve rappresentare un presidio di pace. La pace intesa non solo come assenza di guerra: pace vuol dire lavoro dignitoso, giustizia sociale, cooperazione tra Paesi. La nostra azione come attori del lavoro deve contrastare le logiche del conflitto e promuovere la diplomazia, la solidarietà internazionale, l’equità nella distribuzione delle risorse, l’autodeterminazione dei popoli.
In un clima di pace, i diritti possono farsi spazio. Il diritto a un lavoro stabile e sicuro, il diritto a un salario equo, il diritto alla salute, il diritto alla libera espressione e associazione, il diritto alla formazione permanente, il diritto all’infanzia e allo studio. Tutti questi diritti devono essere conquistati, difesi e rafforzati.
Per questa ragione, in questa sede vogliamo ribadire il supporto del sindacato italiano alla risoluzione sulla Palestina e all’implementazione dell’articolo 33 della Costituzione OIL per il Myanmar e per la Bielorussia, dove i diritti umani e sindacali continuano a essere calpestati e dove è necessario intervenire in maniera decisiva in difesa delle persone che li abitano.
La globalizzazione non regolata, le crisi climatiche e sanitarie, la digitalizzazione e le nuove forme di lavoro hanno messo in evidenza quanto sia fragile la condizione di milioni di lavoratori, in particolare giovani, donne e migranti.
Sosteniamo pertanto i lavori che le Commissioni normative sulle piattaforme e sui rischi biologici stanno portando avanti: un approccio normativo internazionale coerente e inclusivo rappresenta un’urgenza per la tutela dei lavoratori delle piattaforme digitali come per assicurare la salute e la sicurezza sul lavoro, per arginare le condizioni di vulnerabilità e contrastare le crescenti disuguaglianze.
Diritti e tutele non devono essere vissuti come ostacolo alla competitività, ma come condizione necessaria per una crescita sana e duratura. Una normativa certa ed equa non serve solo a proteggere i diritti dei lavoratori, ma anche le imprese creando certezze di diritto e stabilità economica e sociale. In tal senso, è essenziale che nelle filiere produttive globali venga adottato un approccio normativo multilivello, che combini legislazione, contrattazione collettiva e dialogo sociale inclusivo, per costruire modelli di produzione responsabili, più giusti e trasparenti. Dove mancano le tutele, proliferano lo sfruttamento, l’informalità, l’insicurezza, la precarietà e la povertà lavorativa. Dove i lavoratori sono protetti, si investe meglio, si lavora meglio, si produce meglio.
Lo sono una prova le realtà dove la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori, nei luoghi di lavoro come a livello istituzionale, riescono a costruire modelli produttivi inclusivi e sostenibili. In Italia, come in molti Paesi, esperienze concrete dimostrano che il coinvolgimento attivo dei lavoratori nei processi decisionali genera benefici in termini di produttività, sicurezza, innovazione e benessere individuale e collettivo. La contrattazione e la legislazione non sono un costo: sono un investimento nella stabilità sociale ed economica.
Signor Direttore, Cari Colleghi,
La sfida che ci attende non è solo quella di adattare il lavoro ai cambiamenti, ma di guidare il cambiamento attraverso il lavoro. Ogni essere umano ha diritto a un lavoro libero, sicuro, dignitoso. Ogni lavoratrice e lavoratore deve potersi sentire protetto, rappresentato, rispettato.
Abbiamo bisogno di una nuova alleanza sociale e globale, fondata su un principio semplice ma potente: nessuna transizione — verde, digitale, economica — può essere giusta senza il pieno coinvolgimento del mondo del lavoro e senza adeguati investimenti.
Per realizzare in maniera concreta questo obiettivo, è necessario che le parti sociali esercitino il proprio ruolo proattivo e competente. In tal senso, vogliamo ribadire l’esigenza di valorizzare e promuovere l’attività del centro internazionale di formazione di Torino, che risulta fondamentale per formare ed esplorare le future frontiere del mondo del lavoro.
Pace, contrattazione collettiva, dialogo sociale efficace, diritti non sono parole del passato. Sono le fondamenta di un mondo migliore. E oggi più che mai, dobbiamo difenderle, rilanciarle e farne il cuore dell’azione multilaterale internazionale.
A nome delle lavoratrici e dei lavoratori italiani, affermo con forza il nostro impegno per una OIL forte, autonoma, capace di affrontare le sfide del presente e di costruire un futuro a misura di Persona.
Grazie. Buon Lavoro.

2–13 giugno 2025
113ª sessione della Conferenza internazionale del lavoro